Approdano a Portofino le fotografie d’arte di Guccione

(Comunicato Stampa, 17/05/18) – Antonio Guccione Portofino, a cura di Flavia Motolese
Special Opening Event
Venerdì 18 maggio ore 18,30
Castello Brown
La mostra è visitabile dal 18 maggio al 18 giugno ore 10 – 18

Antonio Guccione Portofino
Non una semplice mostra fotografica, ma una narrazione per immagini che ripercorre quarant’anni di storia contemporanea attraverso alcune delle opere più rappresentative di Antonio Guccione. Diventato famoso per la galleria di volti celebri che sono passati davanti al suo obiettivo, è autore di importanti campagne pubblicitarie quali Prada, Gucci, Officine Panerai e Yves Saint Laurent, ma soprattutto ha dedicato la sua vita all’arte e alla sperimentazione diventando uno degli interpreti più incisivi ed eleganti della nostra società.

Un luogo iconico, deputato alla bellezza, e uno dei fotografi italiani più apprezzati nel mondo, da questo connubio nasce l’esposizione “Antonio Guccione Portofino”: 33 scatti, 6 filoni tematici. La mostra si apre con la prima fotografia datata 1980, una splendida composizione per la campagna pubblicitaria di Miuccia Prada, una borsa verde abbandonata su un divanetto rosso antico sotto un quadro con cornice oro. Si passa poi ai ritratti di moda degli anni ’80 grazie ai quali ha raggiunto la celebrità, primo fra tutti quello dedicato ad Yves Saint Laurent, a quelli degli anni ’90 con protagoniste le modelle più osannate – Elle McPherson, TyraBanks, Iman – a quelli “privati” dedicati alla moglie. In tutti traspare in maniera evidente un profondo rispetto per il corpo femminile, Guccione celebra una bellezza naturale, colta senza manierismi. Un fotografo che ama le donne e non le strumentalizza, capace di creare composizioni in cui anche la costruzione della posa diventa una scelta poetica e non la volontà di bloccare la figura in un atteggiamento preconfezionato. L’artista rifocalizza l’attenzione sul soggetto, sui dettagli, indaga l’animo umano e il significato dell’esistenza, approdando così al progetto Vanitas, altro capitolo fondamentale nella sua carriera, in cui Guccione ritrae ed interpreta personaggi iconici della storia e dell’arte: Andy Warhol, Leonardo da Vinci, Mao, Pollock. Un omaggio ai grandi, una provocazione giocosa, ma non scevra da un aspetto riflessivo: ritrarre chi non c’è più e che quindi non può essere inquadrato dal suo obiettivo, ci ricorda anche la vanità del tutto, la sua transitorietà, ma anche la funzione eternatrice della fotografia e il potente concetto di immortalare.

Si prosegue poi con la sezione “Fotomorfosi”, dedicata al concetto di biodegradabilità, realizzata da Guccione a partire da fotografie degli anni ‘80 la cui emulsione e la cromatura erano state corrose da microrganismi che ne avevano modificato irreparabilmente l’immagine. Dalla visione completamente nuova che appariva e che non rappresentava più il periodo registrato, ma il tempo e la realtà presenti sono nate le opere che vediamo, dai colori irreali e dalla figurazione indecifrabile che ne accentua il potere suggestivo. Apparentemente distrutte dalla natura, queste foto, si sono trasformate in qualcosa di nuovo ed affascinante, dimostrando un concetto in cui Guccione crede molto: che la bellezza sia insita in tutte le cose, anche in quelle brutte e spiacevoli perché la realtà è complessa e ha tante sfaccettature.
La mostra si chiude con il progetto più recente e di grande attualità incentrato sulla Terra. L’artista ricrea delle ambientazioni con terra e pigmenti colorati tratteggiando una realtà parallela, onirica ed allucinata, dal profondo significato filosofico: ogni opera ci invita a pensare alle sorti del pianeta in questo momento di precarietà ed incertezza sul futuro.
La fotografia per definizione dovrebbe riprodurre fedelmente il reale, ma Guccione è riuscito ad utilizzarla per svelare ciò che non può essere riproducibile: l’anima, la verità, i sentimenti. La sua
storia è una storia d’amore tra l’arte e l’uomo, inteso come protagonista di questo tempo, ma anche fruitore di una realtà che esula dal suo controllo. La sensibilità e l’acume con cui questo artista ha precorso i tempi, interpretandoli, denota la vera capacità di saper vedere anche al di là della propria consapevolezza, egli stesso afferma di essersi reso conto di molte implicazioni sociologiche molto dopo aver realizzato certi scatti. La prospettiva cambia la conoscenza e il significato delle cose, in questo caso c’è un uomo ad inquadrare quella prospettiva e offrircela. Assente dall’esposizione la ritrattistica perché si materializzerà attraverso una performance live in cui Antonio Guccione, con la sua creatività e il suo inconfondibile charme, trasformerà Castello Brown in set fotografico e gli ospiti della serata esclusiva in modelli.

Flavia Motolese