Adam’s Passion, luce, suoni, silenzio

Adam's Passion

Luce, suoni e silenzio, il dolore della perdita scandito da note cupe e dolenti, la potenza di un coro che evoca la tradizione sacra, il minimalismo musicale e una scena fatta di quadri in cui i personaggi si stagliano immobili o passano lentamente in un chiarore freddo tra squarci abbaglianti.

La partitura di Adam’s Passion avvolgente nella sua complessità e l’ impatto visivo della messa in scena hanno conquistato i quasi mille spettatori della Nuvola, a Roma, per la prima italiana dell’opera di Arvo Pärt con la regia di Robert Wilson.

La collaborazione tra il Teatro dell’ Opera ed Eur Spa ha portato nel contenitore suggestivo progettato da Massimiliano Fuksas la vicenda di Adamo dopo la cacciata dall’Eden, salutata da un lungo applauso finale.

Per questo lavoro il musicista estone ha messo insieme tre composizioni scritte in precedenza – Adam’s Lament (2009), Tabula rasa (1977) e Miserere (1989) – facendoli precedere dalla sinfonia Sequentia, elaborata appositamente nel 2014 e dedicata a Wilson. Era stato proprio il regista texano a proporre a Pärt, conosciuto in un incontro di artisti in Vaticano voluto da Benedetto XVI, di lavorare insieme per lo spettacolo presentato per la prima volta nel 2015 a Tallinn. Wilson ha costruito un racconto affascinante sulle emozioni suscitate dalla musica.

La stessa scelta di mettere alle spalle della platea l’ orchestra dell’ Opera di Roma diretta da Tonü Kaljuste, che era sul podio anche della prima mondiale, e il coro istruito da Ciro Visco, punta a evitare distrazioni per concentrare l’attenzione su quanto accade in scena. Peccato davvero che l’elemento visivo così determinante sia stato compromesso dal palcoscenico troppo basso rispetto alle poltrone. Gran parte del pubblico ha dovuto così seguire lo spettacolo muovendosi in continuazione per riuscire a vedere, sempre mai completamente, perdendo l’effetto immersivo cercato da musica e immagini. Pärt ha detto di aver lavorato con Wilson seguendo »un unico respiro, un’ unica visione». Bob Wilson ha spiegato di aver costruito uno spazio »con l’ intenzione di aiutare il pubblico ad ascoltare meglio la musica di Pärt, che tocca il profondo senso interiore di ascolto del silenzio ma che è molto difficile da portare in scena. E’ la luce e l’ oscurità, è l’ oscurità che la rende più luminosa».

Adamo, dunque, allontanato dal Paradiso ‘prevede’ le conseguenze dolorose del suo peccato di presunzione, le guerre, le uccisioni e le sofferenze che segneranno la storia, e non potrà che chiedere il perdono di Dio. Nel tempo sospeso rappresentato in scena i personaggi si muovono al rallentatore, il Primo Uomo è solo per quasi un’ ora nella sua nudità e tiene in equilibrio sulla testa un ramo dell’ Albero che poi, spoglio e rovesciato, incombe su di lui. Due bambini impugnano la sagoma di un mitra, uomini e donne si spostano portando rami dello stesso albero, accomunati da una colpa che riguarda tutti. Il tributo conclusivo del pubblico è andato senza distinzioni ai protagonisti – il ballerino greco Michalis Theophanous che ha dato corpo all’Uomo, e Lucinda Childs, la grande danzatrice e coreografa americana ottantaduenne, la Donna – a tutti gli altri interpreti e a Wilson, che ha curato anche scene e luci, disegnate da A. J. Weissbard, collaboratore in passato di Peter Stein, Luca Ronconi, Marina Abramovic, Peter Greenway. Applausi, oltre che alla grande prova del coro e dell’ orchestra, anche per le voci nel Miserere dei solisti dell’ Estonian Philharmonic Chamber Choir.

Luciano Fioramonti – ANSA, 01/04/23 – A Roma prima italiana Adam’s Passion, luce, suoni, silenzio