Da Cavalli a Crali. Il «giallo» dei libri (perduti) futuristi

(L.Mascheroni – Il Giornale, 02/04/21) – Il futuro migliore, si sa, ce lo siamo lasciati alle spalle. Il meglio del futurismo, invece, l’abbiamo perduto.O quasi. Editorialmente il futurismo vive di libri folli, introvabili, inimitabili, mitizzati, dai prezzi gonfiati, ricercatissimi. Tutti li cercano, ogni tanto qualcuno si ritrova. Ad esempio: il giallo e l’Azzurro (il titolo è così: in maiuscolo solo Azzurro), un libro di Armando Cavalli (1893-1950) – futurista solo per un soffio d’anni attorno alla Prima guerra mondiale – diventato nel tempo un fantasma. Il libro fu stampato nel 1915 in una tipografia faentina, forse in cento-centoventi esemplari. Quindi, esiste. Che sia introvabile, «ni» (delle copie originarie se ne sono salvate pochissime, ma, come insegnava sua librità Roberto Palazzi, ogni libro è «trovabile»: se viene stampato prima o poi si trova). Resta il fatto che è rarissimo. Dell’opera si conoscono otto copie in altrettante biblioteche pubbliche, altre forse in mani private. Ma quante? E dove? Il libro, su cui i grandi collezionisti di futurismo sbavano, di per sé è un semplice fascicolo di una cinquantina di pagine, copertina viola senza scritte, carta nientediché. Ma per l’estetica tipografica è un gioiello: pagine punteggiate da parole in libertà, in caratteri e corpi diversi, che si alternano a pagine bianche, fino a sfumare in un «bianco impalpabile»… Insomma, un libro imperdibile. E proprio perché perso, la Libreria antiquaria «Pontremoli» di Milano, il sancta sactorum del futurismo, pubblica oggi un’edizione anastatica in 130 esemplari numerati: Armando Cavalli, il giallo e l’Azzurro (Libreria Antiquaria Pontremoli, pagg. 80, euro 35) con una dottissima introduzione di Antonio Castronuovo e una postfazione – sfavillante, as usual – di Pablo Echaurren (sì, fu lui a gridare: «Il mio regno per un Cavalli!»). Ora è l’anastatica ad essere imperdibile.

Ma sul fronte bibliofilo-collezionistico l’evento non è un unicum. Passando dal primo al secondo (o terzo…) futurismo, rinasce un altro testo perduto del movimento. Si tratta di Aeromusiche d’alfabeto in libertà, un volume realizzato in copia unica nel febbraio 1944 e composto da sei tavole parolibere dipinte da Filippo Tommaso Marinetti, da Tullio Crali (1910-2000) e da Raoul Cenisi, un dalmata trapiantato a Gorizia. Quell’unica copia venne donata da Crali a Marinetti, che purtroppo non riuscì a farla pubblicare in tempo dalle Edizioni ERRE. L’esemplare finì poi in mano a un antiquario romano e venduta al collezionista americano Mitchell Wolfson Jr. Insomma, scomparso. Negli anni ’80 Crali decise di confezionarne altre due copie virtualmente identiche, una per sé e un’altra regalata al terzo artista coinvolto nel progetto, Raoul Cenisi. Bene. Ora quel libro-oggetto viene riprodotto dalla casa editrice Biblohaus in tiratura limitata (50 copie numerate, a 400 euro l’una), accompagnato dal saggio-memoriale di Domenico Cammarota Con Crali il futurista (pagg. 278, euro 15). E così il Futurismo ritrova un pezzo del suo passato.

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