Il viaggio notturno in corriera di noi liguri

(G.Cetara, Il Secolo XIX, 28/10/23) – L’aria pesante della gente della notte, stipata sulla corriera che ricuce la Liguria senza treni, ricorda l’umanità dei Greyhound, i pullman levrieri riservati a chi si sposta ai margini del sogno americano. Che invece viaggia in Boeing, per capirci.

Noi gente da Greyhound alla genovese, aggrappati alle tasche per non perdere nel corpo a corpo chiavi e portafogli, ci siamo ritrovati così, orfani della ferrovia per il primo weekend di una serie che ci condurrà nel nuovo anno. Ci avevano avvisato, per carità. Sono i lavori per l’ammodernamento della linea tra Principe e Cogoleto. Sì, dovevamo fermarci bene a riflettere, organizzarci meglio, ma forse forse non abbiamo voluto pensarci. La ferrovia non tradisce. In qualche modo arriveremo.

Ci avevamo creduto al salvacondotto della via ferrata, dopo aver abbandonato fino a data da destinarsi la palude d’asfalto delle autostrade del post Morandi. Basta cantieri, cartelli corretti con altri cartelli attaccati con lo scotch, tabelloni elettronici compilati da sadici cultori dell’enigmistica viabilistica. Basta circumnavigazioni antidiluviane per valli e riviere alla ricerca di una via verso casa sulle quattro ruote, dopo aver interpretato male l’indicazione dell’oracolo hi-tech ed essere finiti fuori via. Basta, ci eravamo detti, affidandoci all’amico treno. Magari non proprio svizzero in quanto a puntualità, ma implacabile pendolo tra est e ovest in questa regione dove spostarsi è diventato un lusso.

Avevamo detto basta e ora siamo qui, su una corriera stravagante, in mezzo alla gente della notte, quella che aspetta solo di poter archiviare la giornata. Invece come quei lavori che iniziano oggi e finiscono domani, per cantarla con Jovanotti, tocca lottare ancora.

Prima bisogna capire. Lo sapevi che nel weekend la linea ferroviaria sarebbe stata interrotta tra Cogoleto e Sestri Ponente. Ma potevi immaginare che l’ultimo treno utile per traguardare quel confine sarebbe stato, da Principe, alle 21.43 del venerdì? Che razza di fine settimana alla romana è mai questo weekend senza treni che si dimentica di chi la settimana non ha ancora finito? E allora consulti gli orari, ricapitoli quanto avevi già letto e inizi la caccia al tesoro di un esponente dell’amata ferrovia che possa orientare i disorientati – e che non troverai – e poi di una fermata buona per abbordare la navetta, che scoprirai scovando un cartello formato A4 plastificato, annodato a un palo della fermata dei bus dell’Amt.

I pullman sostitutivi ci sono, hanno frequenze piuttosto esigue dopo il tramonto e fermate solo in corrispondenza delle stazioni della ferrovia. Ma ci sono.
Si parte così sul nostro Greyhound e il viaggio è una via crucis nel traffico di chi all’auto non rinuncia, tra semafori e gente che ne ha viste di ogni sulla viabilità ordinaria, in questi anni di autostrade a singhiozzo. Ma che dopo le processioni dei Tir e le prigioni smoccolanti dei dannati alla coda, ancora non aveva visto sfilare corriere da trasporto extraurbano nel pieno della notte. Principe, Sampierdarena, Cornigliano, Sestri, Pra’, Voltri, Arenzano, Cogoleto… Ci vuole il suo tempo, ma si va.

Alla fine sembrerà una specie di gita, con compagni di ogni età, genere e professione, costretti a mezzo metro quadro su poltroncine per la verità anche abbastanza comode.

E a casa si torna – anche se un’ora e mezza più tardi del solito – con addosso l’aria pesante di una notte senza treni, che si dissolve nella doccia ma che tornerà, puntuale quella sì, come una minaccia al prossimo giro.

 

G.Cetara, Il Secolo XIX, Il viaggio notturno in corriera di noi liguri che avevamo scelto di spostarci in treno