Reclusione e cospirazioni

(Angelo Cacciola Donati, Onda International, 22/03/20) – In questi tempi bui e difficili di reclusione sovente ci lasciamo sopraffare dall’angoscia e avvincere dalle varie teorie cospirative, trascurando la nostra vita reale. Sulla scia delle tante serie televisiva che guardiamo, cerchiamo i colpevoli tra i cinesi o gli americani e, perché no, tra gli Iraniani e i coreani.

Non sono mai stato dentro, nel senso di gattabuia, ma mi hanno raccontato la vita che si svolge nelle carceri e come riescono a sopportare tempi più o meno lunghi di detenzione. Oppure basta riflettete sui conventi delle varie religioni, dove i monaci sovente trascorrono la loro esistenza tra le mura claustrali.  In entrambe le situazioni è di fondamentale importanza l’attività, manuale o intellettuale o artistica che sia! Vi immaginate un carcerato, o un monaco, che passi le proprie giornate a cavillare sui complotti o vocazioni che l’hanno condotto a dove si trova.

È necessario adattarsi alle nuove condizioni di vita e, magari, approfittare della nuova situazione in cui ci troviamo per leggere quel libro che aspettava da anni, dipingere come facevi da ragazzo, suonare la chitarra, fare quella torta così complicata oppure giocare con tua figlia dopo tanti rinvii. Questa è la nuova e inedita condizione di esistenza che condividiamo con un altro miliardo di persone. anch’esse rinchiuse nelle loro case, quando ce l’hanno. Le cospirazioni lasciamole per quando sarà tutto finito, così magari potremo anche scendere per strada a protestare e incazzarci davvero! Per adesso, a meno di non riuscire a far materializzare le e-mail sulla faccia di qualcuno, credo ci sia ben poco da fare.